Agenzia delle entrate, l’email che fa paura: nulla è ciò che sembra

Una email che spaventa i contribuenti. Un messaggio dell’Agenzia delle Entrate, di Poste Italiane, della banca che avverte di un pericolo. Attenzione a cosa si crede.

Ciò che appare spesso è ben lontano dalla realtà. Una email apparentemente inviata da un ente della PA o da un istituto di credito può rivelarsi una trappola.

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I cyber criminali pianificano le truffe fin nei minimi dettagli. L’obiettivo è spaventare le potenziali vittime tanto da farle cadere nel tranello. Il vero trucco di magia sta nell’inviare una email che sembra realmente inviata dall’Agenzia delle Entrate oppure dalla banca o da Poste Italiane. In questo modo il malcapitato crederà a quanto scritto nel testo e seguirà la procedura che lo porterà dritto dritto tra le braccia dei malintenzionati. Nonostante gli avvisi ripetuti più volte, tanti cittadini cadono nelle trappole. Tra le vittime si registrano specialmente i meno avvezzi alla tecnologia, le persone più avanti con gli anni ma – al contrario di ogni aspettativa – anche i più giovani. Mettere in mano un dispositivo ad un bambino di nove anni può riservare amare sorprese sotto vari punti di vista.

L’email nasconde una trappola, come evitarla

Purtroppo cadere nella truffa è semplice se non si è aggiornati sul modo di agire dei cyber criminali. Il raggiro viene messo in atto inviando email, sms o anche messaggi su WhatsApp che contengono un link su cui cliccare. Il testo cerca di spaventare il destinatario della missiva indicando un pagamento bloccato, anomalie nei versamenti, tentativi di frodi. Per risolvere il problema si verrà invitati a cliccare sul famoso link, compilare form, aggiornare o scaricare allegati. 

Agendo in questo modo si cadrebbe nella trappola in pochi secondi. Dato che il mittente non è l’Agenzia delle Entrate né nessun altro ente o istituto ufficiale, le informazioni inserite finirebbero nelle mani dei criminali informatici. Da qui a svuotare il conto è un attimo. Per evitare ogni trappola occorre ricordare che nessun ente chiederà mai dati sensibili per risolvere un problema. Le modalità con cui comunicano con gli utenti sono altre. Mai cliccare sui link o fornire dati sensibili con semplicità

Riconoscere le truffe con dei campanelli d’allarme

Le truffe spesso si riconoscono per incongruenze tra oggetto dell’email e contenuto della stessa, per gli errori grammaticali contenuti nel testo o per l’assenza di riferimenti specifici relativi al destinatario. Un campanello d’allarme dovrebbe scattare poi qualora il contenuto sia di difficile comprensione, poco scorrevole o si ipotizzi un copia incolla raffazzonato. Occorre ricordare, poi, che scaricare un allegato potrebbe significare far entrare un virus o un malware nel proprio device. Per difendersi, in questo caso, sarà necessario avere un buon antivirus o i cyber criminali non avranno problemi ad accedere ai nostri dati sensibili.

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