Stipendi nel 2023, l’aumento è sicuro ma di quanto? Facciamo due conti

Gli stipendi nel 2023 saranno più ricchi? Il Governo ha in mente provvedimenti – messi nero su bianco nella bozza della Legge di Bilancio – per sostenere economicamente i lavoratori.

Gli italiani non sopporterebbero un’ulteriore promessa non mantenuta. Se il cambiamento ci deve essere dovrà rivelarsi significativo.

aumentano gli stipendi
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La Legge di Bilancio 2023 mette per iscritto i piani del Governo per risollevare l’Italia. Il punto di partenza di questo sprint verso un futuro migliore devono essere i cittadini ovvero pensionati e lavoratori. Se la qualità della vita deve migliorare per tutti – e sottolineiamo per tutti – allora le entrate mensili dovranno essere più corpose o si rischia che l’inflazione inneschi una retromarcia verso la povertà. La premier Meloni sembra puntare molto sul tema dell’occupazione tanto da voler modificare fino a cancellare il Reddito di Cittadinanza per spronare i percettori alla ricerca attiva di un lavoro. D’altronde è il lavoro a gratificare l’uomo, a permettergli di trovare il proprio posto nel mondo.

Gli stipendi, però, devono permettere non solo di pagare le bollette, le tasse, la spesa alimentare, l’assicurazione auto (e così via) ma anche di poter godere della vita che si ha a disposizione. Cenare fuori con gli amici, regalarsi un viaggio, un weekend alla spa, organizzare una festa di compleanno per avere dei bei momenti da ricordare. Senza soldi tutto questo non è possibile, la frustrazione aumenta, il disagio sociale anche e la famosa ripartenza per l’Italia sarà impossibile. Una società soddisfatta rende grande una nazione, compito del Governo è indirizzare i cittadini sulla strada giusta.

Stipendi per tutti nel 2023: utopia o realtà?

Urge un cambiamento e il Governo deve porre le basi affinché questo accada fornendo ai cittadini gli strumenti adatti a costruire una vita migliore. Cosa accadrà nel 2023? Iniziamo dal taglio del cuneo fiscale per i lavoratori con una riduzione complessiva di circa 3 punti percentuali. L’aiuto riguarderà i cittadini con redditi inferiori a 20 mila euro mentre chi ha redditi fino a 35 mila euro potrà notare un taglio di 2 punti percentuali. Tradotto in cifre si stimano aumenti tra 150 e 200 euro in busta paga. L’obiettivo dovrebbe essere quello di arrivare al taglio del 5% in cinque anni di legislatura.

Passiamo alla questione dell’RdC che verrà tolto gradualmente iniziando da chi può lavorare. I datori di lavoro che assumeranno gli ex percettori godranno di un anno di decontribuzione al 100% con tetto massimo di 6 mila euro. Con questa mossa il Governo spera di aumentare le assunzioni.

Le mosse del Governo continuano

Verranno reintrodotti voucher per regolamentare l’occupazione saltuaria, stagionale e occasionale. Si tratta di Buoni lavoro che saranno modificati rispetto ai voucher presenti prima del Governo Gentiloni. La soglia di reddito per gli occasionali passerà da 5 mila a 10 mila euro. Ottima notizia per le imprese agricole, ad esempio, dato che potranno tornare ad assumere lavoratori stagionali con i Buoni lavoro.

Passando alle madri lavoratrici, poi, aumenta il congedo parentale con un mese in più fino al sesto anno di vita del bambino. Inoltre la retribuzione dovrebbe passare dal 30% all’80% con un congruo aumento rispetto a quanto ottenuto fino ad ora. Iniziative interessanti, dunque, ma pur scrutando attentamente non si notano interventi per i lavoratori autonomi. Non fanno parte anche loro del gruppo di persone che lavorano con professionalità e impegno mandando avanti l’Italia?

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