Le famiglie italiane potrebbero ben presto accogliere il reddito di infanzia ma come funziona? Ecco i dettagli su una misura da 400 euro.
La discussione politica continua in merito al reddito di infanzia, una misura che potrebbe vedere la luce nella prossima Legge di Bilancio o condurre ad una modifica ai criteri di calcolo dell’Assegno unico universale (Auu).
Lo scorso 27 settembre 2023 al termine del Consiglio dei ministri è stata comunicata l’approvazione della Nota di aggiornamento al Def. Il via libera definitivo ha sancito la presenza di misure per il sostegno alle famiglie e ai genitori nella prossima manovra. Nessun dettaglio è stato svelato ma a quanto pare una delle soluzioni pensate riguarda proprio il reddito di infanzia, misura presente all’interno del disegno di legge proposto da Fratelli d’Italia.
Il reddito di infanzia si configura come un assegno dal valore di 400 euro al mese alle famiglie o ai genitori per i primi 6 anni del figlio. In alcune situazioni, come i nuclei monogenitoriali oppure figli con handicap, il reddito potrebbe aumentare. I beneficiari di questa misura dovrebbero essere le coppie con un reddito fino a 90.000 euro.
La misura prevista in questo modo andrebbe ad essere migliore rispetto all’Assegno unico universale (Auu) che oggi supera i 250 euro per ogni figlio solo grazie a determinate maggiorazioni.
Se i criteri del reddito di infanzia sono abbastanza chiari diverso è il discorso in merito a quando lo Stato potrebbe trovare le risorse per dare il via al riconoscimento della misura. Anche perché considerando tutti gli anni si va a superare quota 28.000 euro per figlio.
Al momento le risorse presenti nelle casse dello Stato fanno pensare che sia difficile vedere il reddito di infanzia già nel 2024. L’aspetto probabile è che l’attuale esecutivo introduca delle nuove maggiorazioni per i figli più piccoli sull’Assegno unico. In questo modo si potrà aumentare la cifra e avvicinarsi ai 400 euro previsti dal reddito di infanzia. Dunque su questa misura si è ancora in alto mare per le risorse ridotte e che il Governo vuole destinare ad altri ambiti.
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